ISRAELE: IL PRINCIPE CHE REGNA COME DIO
יִשְׂרָאֵל (Yisra’el, yis-raw-ale’) —“Egli regnerà come Dio.” Questo nome simbolico, dato a Giacobbe, rappresenta non solo la sua trasformazione personale ma anche il destino dei suoi discendenti.
Dalle sue radici ebraiche, vediamo che il nome Israele, conferito a Giacobbe come benedizione, simboleggia potere e dominio. Giacobbe è il simbolo del vincitore—colui che trascende i limiti della mera mortalità e riscopre la sua autorità divina per regnare e governare come Dio. Mentre leggi queste parole, lascia che risuonino dentro di te:
“A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono.” (Apocalisse 3:21)
La Lotta e la Trasformazione di Giacobbe
Nel silenzio della notte, Giacobbe lottò con un angelo fino all’alba, cercando una benedizione con determinazione incrollabile. Doveva esserci una forza trainante dietro questa lotta—Giacobbe doveva aver visto o udito qualcosa che gli aveva dato assoluta certezza riguardo alla benedizione che cercava.
Simbolicamente, abbandonò tutto—la sua famiglia, i suoi beni—scegliendo la solitudine per impegnarsi in questa battaglia divina. Eliminò ogni distrazione, assicurandosi che il suo cuore e la sua mente fossero completamente concentrati su questo incontro trasformativo.
Cosa spinse Giacobbe ad aspettarsi una visita così straordinaria? Poco prima, aveva incontrato gli angeli di Dio (Genesi 32:1-2), esseri celesti che manifestano la presenza divina. Questi messaggeri celesti testimoniano la gloria del Signore e la Sua benevolenza verso l’umanità. Essi rivelano e donano liberamente intuizioni sulle benedizioni associate al nome che portano—il nome del Signore.
Attraverso questo incontro celeste, gli occhi di Giacobbe furono aperti a una benedizione che trascende l’eredità terrena—una benedizione dall’alto.
L’Angelo e il Corpo del Signore
L’angelo con cui Giacobbe lottò non era un essere ordinario, ma una manifestazione del corpo del Signore. Quella stessa compagnia di angeli che gli era apparsa prima ora si manifestava come una sola presenza. Quando un angelo appare, l’intero regno celeste è presente, perché è un solo corpo spirituale—un corpo, molti membri.
La ricerca incessante di Giacobbe simboleggia la devozione totale dei santi, il cui unico desiderio è essere pienamente uniti al corpo del Signore. È all’interno di questo corpo che dimora la pienezza della divinità, ed è in Lui che siamo completati (Colossesi 2:9-10).
Per concentrarsi veramente su Dio, la comunione con il mondo deve cessare. Come scrive Paolo:
“Quale relazione vi è tra la luce e le tenebre? E quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?” (2 Corinzi 6:14-16)
Chi comprende questa verità non si unirà agli increduli, coloro i cui cuori restano attaccati alle cose terrene.
A volte, dovrai separarti da relazioni e beni che un tempo avevano valore—non per rifiuto, ma con la certezza che, nell’ordine divino di Dio, ti riunirai con loro dall’altra parte del confine. Questo è simboleggiato dal fiume Jabbok, dove Giacobbe mandò la sua famiglia, servi e beni avanti a sé (Genesi 32:22). L’altra sponda del fiume rappresenta le età future in Dio. In quell’epoca divina, saremo riuniti nel corpo del Signore. Alcuni potrebbero non comprendere il tuo cammino ora, ma a tempo debito saranno radunati nel Signore.
L’Alba di un Nuovo Nome
Attraverso pazienza, perseveranza e fede incrollabile, Giacobbe entrò nell’alba di un nuovo giorno e ricevette un nuovo nome—una trasformazione che segnò la sua eredità divina. Questa è la benedizione suprema che tutti coloro che ascoltano la verità dovrebbero cercare.
Questo nuovo nome è lo stesso nome per cui Gesù pregò quando chiese di essere glorificato nella gloria del Padre (Giovanni 17:5). Umiliandosi fino alla morte di croce e facendosi servo, Gesù fu esaltato sopra ogni cosa e ricevette il Nome di Dio Padre, davanti al quale ogni ginocchio deve piegarsi (Filippesi 2:8-10).
Quando Giacobbe chiese all’angelo il suo nome, l’angelo non rispose. Ma noi conosciamo la risposta—l’angelo era una manifestazione del Dio vivente. In verità, esiste un solo nome, il nome del Signore. Egli non benedice nessuno con un altro nome, perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati (Atti 4:12).
Coloro che ricevono questo nuovo nome sono radunati come uno solo nel corpo del Signore, regnando con tutta la potenza nei cieli e sulla terra.
Amen.